Cappelli e cappucci
I copricapi forniscono a Dario Zucchi ulteriori opportunità nella ricerca di collegamenti visivi fra visitatori e arte. L’artista integra le forme e i colori di cappelli e cappucci in composizioni sia figurative che astratte. In ogni occasione queste nuove combinazioni trasformano la nostra percezione dell’opera originale in qualcosa di diverso e unico.
Zucchi è particolarmente attratto dal cappello floscio di feltro, molto di moda in Italia nel ventesimo secolo. A volte ne mostra il profilo su un fondo nero, facendo diventare il cappello parte dell’intera composizione (figg. 058 e 450). In altri casi, colloca il profilo di un cappello e di una giacca nera in uno spazio immaginario, in modo che la persona sembri inserita in un luogo deserto (figg. 370 e 388). La stessa strategia viene usata con successo ponendo una felpa con cappuccio di fronte a un dipinto (figg. 246 e 466). A volte, come in due foto del 2017, il colore dei cappucci è l’elemento dominante dei suoi singolari abbinamenti (figg. 455 e 464).
Occasionalmente Zucchi accosta i suoi osservatori a figure dall’abbigliamento analogo in dipinti contemporanei, come di fronte all’opera di Alex Katz (fig. 334) o all’immagine con barca di Julio Larraz (fig. 481). Questi abbinamenti sono più frequenti nelle fotografie di Zucchi che affiancano visitatori a dipinti del diciannovesimo e primo ventesimo secolo (vedi la sezione Seguendo i Maestri). In un esempio che coinvolge un’opera contemporanea, tuttavia, l’artista usa un cappello bianco sia per replicare le forme geometriche che per indicare l’acuto interesse dell’osservatore per l’anatomia della persona dipinta (fig. DZ 322). L’insolita collocazione allusiva della donna nel dipinto di Carroll Dunham mette in risalto l’analogia fra la forma del cappello bianco e la rotondità delle natiche della figura rappresentata nella tela.
A volte Zucchi accoppia i colori e l’intreccio di un berretto con un motivo simile in un dipinto, come nel caso della donna dal berretto di maglia bianca che scruta la drammatica immagine di un fungo atomico dipinto da Robert Longo (fig. 085). Analogamente, siamo indotti ad ammirare l’ingegnosa combinazione del berretto a maglia multicolore del visitatore, apparentemente innaffiato da un liquido rosso, nella fotografia di Viane Sassen (fig. 068). I tessuti sono un elemento chiave anche nell’accostamento del visitatore interamente coperto da un ampio mantello con i sacchi di iuta riciclati nell’opera di Ibraham Mahama (fig. 364). Da queste opere non dobbiamo desumere alcun messaggio sociale o politico nelle fotografie di Zucchi, ma solo il piacere di analogie visive.